Canto di Natale di Topolino: da classico nasce classico

Paperone Scrooge e Topolino Cratchit

Il racconto di Dickens divenne nel 1983 un mediometraggio per il cinema con protagonista Zio Paperone e altri personaggi del mondo Disney

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Molti dei film e cartoni che ci fanno compagnia nelle feste di Natale sono ispirati al celebre libro di Charles DickensCanto di Natale”. Scritto in sole sei settimane nel 1843, per rappresentare la condizione di povertà in cui versavano larghi strati della popolazione dell’Inghilterra di quel tempo e denunciare le ipocrisie di un governo che faceva poco per risolvere la situazione, è parte della serie di racconti “Libri di Natale”. Una delle trasposizioni più memorabili e meglio riuscite del romanzo di Dickens è quella del 1983 realizzata dalla Disney, un mediometraggio animato dal titolo “Canto di Natale di Topolino” (in originale “Mickey’s Christmas Carol”).

La pellicola vide il ritorno sugli schermi di Topolino, trent’anni dopo la sua ultima apparizione nel 1953 come protagonista del corto “Topolino a pesca”. Fino ad allora unico mattatore disneyano, da quel momento Mickey Mouse fu messo da parte per lasciare spazio a Pippo, Pluto e altri suoi comprimari. Anche la formula del cortometraggio venne abbandonata in quegli anni, a favore di nuove forme di intrattenimento più adatte a un mezzo come la televisione.



Tre decenni più tardi, la produzione di cortometraggi era ferma e al suo posto aveva preso piede la “featurette” di mezz’ora, capace di raccontare storie di maggiore lunghezza e complessità. Questi mediometraggi non venivano prodotti con regolarità, ma erano chicche occasionali, proiettate nei cinema abbinate al lungometraggio di turno. Come nel caso di “Canto di Natale di Topolino”, della durata di 26 minuti circa, che arrivò sul grande schermo nel Regno Unito nell’ottobre del 1983, affiancato alla riedizione de “Il libro della giungla”, e due mesi dopo negli Stati Uniti, in tempo per Natale, accompagnando il ritorno nelle sale di “Le avventure di Bianca e Bernie”.

Il formato del mediometraggio fu scelto per permettere a Topolino e soci di esprimere al meglio le proprie potenzialità, sfruttando un racconto in costume che donasse ai personaggi un respiro più ampio rispetto al passato. Tuttavia, a dispetto del titolo, il protagonista della storia di “Mickey’s Christmas Carol” non risulta essere Topolino. Nel film, infatti, il ruolo centrale di Ebenezer Scrooge è ricoperto da Zio Paperone (il cui nome originale Scrooge McDuck non è casuale), mentre a Topolino viene riservata la parte del povero contabile Bob Cratchit.

Mickey’s Christmas Carol
Canto di Natale di Topolino
Canto di Natale di Topolino

Lo stesso Paperone negli anni precedenti non aveva avuto una carriera di successo nell’ambito dell’animazione. Creato da Carl Barks nel 1947, richiamando fin dal nome lo Scrooge descritto da Dickens, il facoltoso magnate di Paperopoli era rimasto confinato soprattutto nelle strisce a fumetti. L’unica produzione animata a vederlo protagonista era stata il mediometraggio del 1967 “Paperone e il denaro”. Era apparso, inoltre, in due sigle televisive: quella del Mickey Mouse Club nel 1955 e quella della trasmissione italiana Topolino Show, realizzata per Rete4 da Romano Scarpa nel 1982.

L’idea di calare la banda Disney all’interno del più celebre dei racconti di Charles Dickens venne da un disco del 1974 dal titolo “An adaptation of Dickens’ Christmas Carol”, una sorta di “fiaba sonora” nella quale Topolino e soci interpretavano la storia del Canto di Natale. Si decise di realizzare una trasposizione animata di quella incisione, eliminando i sei numeri musicali presenti e sostituendo alcuni degli interpreti. Nelle intenzioni iniziali l’adattamento avrebbe dovuto debuttare nel 1982, come speciale in prima serata sulla rete televisiva CBS, ma a causa di uno sciopero degli animatori non fu completato in tempo per il Natale di quell’anno.

An adaptation of Dickens’ Christmas Carol

Copertina del disco “An adaptation of Dickens’ Christmas Carol”.

Il film è molto fedele al racconto di Dickens sull’avaro Scrooge e sulla sua redenzione durante la notte di Natale. Accompagnato da tre spiriti, l’anziano usuraio si ritroverà a viaggiare nel tempo per ritrovare sé stesso e salvare la propria anima dalle fiamme dell’inferno. Benché si tratti di temi molto forti e lontani dal registro narrativo al quale siamo abituati ad associare Topolino e soci, il regista, nonché sceneggiatore e produttore, Burny Mattinson è riuscito a stemperare le parti più cupe della storia, senza però eliminare gli elementi tragici. È presente, ad esempio, la scena molto drammatica in cui i Cratchitt piangono davanti alla tomba del piccolo Timmy, come pure quella in cui il fantasma dei Natali futuri spinge Scrooge nella propria fossa.

Tanti sono i personaggi della scuderia Disney che appaiono durante il film, tra protagonisti, comprimari e comparse. Pippo ricopre il ruolo dell’inquietante spettro di Jacob Marley, Paperino veste i panni dell’allegro nipote Fred, mentre Paperina interpreta la fidanzata di Scrooge, perduta in passato a causa della sua cupidigia. La famiglia di Cratchitt è invece composta da Minni e da tre topolini, nei quali si riconoscono facilmente Tip, Tap e una non meglio identificata nipotina di Minni (Melody o Millie).

Il cast di “Canto di Natale di Topolino” non si limita ai cosiddetti standard characters (paperi e topi), ma attinge a svariate opere disneyane. I tre spiriti natalizi a cui è affidata la redenzione del protagonista sono assegnati al gigante Willie (spirito del Natale presente), già visto in “Topolino e il fagiolo magico”, segmento del film “Bongo e i tre avventurieri”, al Grillo Parlante di “Pinocchio” (spirito dei Natali passati) e a Pietro Gambadilegno (spirito dei Natali futuri). Nella versione su disco i fantasmi dei Natali passati e futuri erano interpretati, invece, rispettivamente da Merlino de “La spada nella roccia” e dalla regina cattiva di “Biancaneve e i sette nani”.

Appaiono, inoltre, personaggi delle Silly Symphony come Ezechiele Lupo e i tre porcellini oppure buona parte del cast di “Robin Hood” e di quello del segmento “Il vento tra i salici” tratto da “Le avventure di Ichabod e Mr. Toad”, tra cui Topos e Talpino, scelti per interpretare i due addetti alla raccolta delle offerte che Scrooge mette alla porta (nel disco c’erano invece il Gatto e la Volpe di “Pinocchio”), mentre Taddeo Rospo veste i panni del vecchio Fezziwig, il primo datore di lavoro di Scrooge nella sequenza ambientata nel passato.

Proprio la festa di Natale da Fezziwig contiene il maggior numero di riferimenti alla storia disneyana, con la presenza di personaggi di ogni provenienza, come lo Zio Reginaldo de “Gli Aristogatti”, gli orsi di “Bongo e i tre avventurieri”, il sindaco del pollaio di “Questione di psicologia” e il pennuto che assiste il re in “Pomi d’ottone e manici di scopa”. Ma tra la folla si scorgono anche alcuni standard characters come Cip e Ciop, Chiquita, Orazio e Clarabella, Patrizio e Patrizia, Qui, Quo, Qua, Ciccio e Nonna Papera.

Il mediometraggio, uscito in Italia il 23 dicembre 1983, in abbinamento anche qui alla riedizione de “Il libro della giungla”, ha avuto due doppiaggi diversi. Il primo fu realizzato per la versione cinematografica con testi di Roberto De Leonardis e direzione di Franco Latini. Nel 1990, in occasione della riedizione in VHS, fu sostituito da un nuovo doppiaggio con le voci italiane ufficiali dei personaggi Disney, che riprendeva gli stessi testi con alcune modifiche. Questa seconda versione, utilizzata per ogni successiva edizione o trasmissione, non è però integrale: rimasero esclusi i primi due minuti e dieci secondi del film, così come i 35 secondi finali.

“Canto di Natale di Topolino” riesce a concentrare in meno di mezz’ora tutta la potenza della storia di Dickens, mantenendo balzi emotivi e cambi di atmosfera e quella miscela di amaro sarcasmo e buoni sentimenti che ha fatto la fortuna del libro. La ricchezza del film si nota anche nell’attenzione ai dettagli e nell’abbondanza di oggetti che riempiono le inquadrature sia in strada che negli interni. L’accumulo di personaggi del mondo Disney, inoltre, è un toccante omaggio alla tradizione e crea quell’effetto nostalgia che, insieme alla calda ambientazione natalizia nella Londra vittoriana, riuscirono da subito a far entrare la pellicola nei cuori del pubblico, trasformandola in un “instant classic” che da allora non ha smesso di affascinare e commuovere.

Fonti consultate: La Tana del Sollazzo, BadTaste.it, Fumettologica.

Immagine: © The Walt Disney Company.

© Riproduzione riservata

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