Immaginate che qualcuno vi osservi durante la giornata in ogni azione quotidiana che compiete, senza che voi siate nella casa del Grande Fratello. Qualcuno che constata ogni vostro errore e lo riferisce ad un’autorità superiore. Ogni minima mossa falsa sapete che non potrà sfuggirgli. E che non vi verrà perdonata. È questa la sensazione che devono provare i bambini alle prese con il gioco “The Elf on the Shelf”, la moda natalizia scoppiata negli ultimi anni.
Qualsiasi genitore lo sa. Quando i più piccoli della famiglia oltrepassano il limite, la soluzione è una sola: prendere in mano il telefono e minacciare di chiamare Babbo Natale, per portarlo a conoscenza delle malefatte compiute. Immediatamente arriveranno le scuse, accompagnate dalla promessa di non farlo mai più. Chi può resistere a questo divertimento nello spaventare i bambini affinché si comportino bene? Natale non sarebbe più lo stesso.
È forse questo il segreto del successo di “The Elf on the Shelf”, ovvero dell’elfo sulla mensola, nato nel 2005 negli Stati Uniti dalla mente “malefica” di una coppia madre-figlia della Georgia (Carol Aebersold e Chanda Bell), come racconto in rima per bambini accompagnato da una bambola a forma di elfo. Respinte dagli editori in lungo e in largo, le due creatrici decisero di autoprodurre il libro, riscuotendo nel tempo un successo clamoroso. Da qualche anno questa recente tradizione da oltreoceano è arrivata anche in Europa, dove molte famiglie hanno deciso di farla propria per divertire i bambini e convincerli a essere più buoni nell’attesa del Natale.
Il gioco è adatto ai pargoli dai 2 agli 8 anni, quelli ancora pienamente coinvolti dalla magia di Babbo Natale e del suo mondo. Protagonista è un pupazzo dalle sembianze di elfo o elfa, che compare in casa nel Giorno del Ringraziamento (da noi il primo di dicembre) e scompare la sera del 24 dicembre, prima che arrivi Babbo Natale. Il suo compito è starsene seduto su una mensola a osservare ciò che accade in famiglia durante la giornata, facendo attenzione in particolare al comportamento dei bambini. Quando arriva la notte e tutti sono a letto, l’elfo si anima per andare al Polo Nord e riferire quanto visto a Babbo Natale. Ma prima che la sveglia suoni, l’elfo spione torna indietro e si nasconde in un nuovo posto della casa, dove avrà organizzato uno scherzetto per tutta la famiglia.
Il pupazzo originale, quello allegato al libro in un cofanetto, ha delle caratteristiche ben precise: il corpo morbido, la testa in plastica e gli arti pieghevoli, per essere facilmente messo in posa. Negli anni, il libro e il pupazzo si sono arricchiti di accessori e idee per scherzetti e sono state rilasciate edizioni contenenti due elfi destinati ai fratelli. In commercio esistono anche imitazioni e versioni alternative, diverse per fattura, materiale e aspetto. Spesso, prima dell’inizio del gioco, si compra o si costruisce una porticina magica, da posizionare su una delle pareti della casa, attraverso la quale l’elfo potrà raggiungere Babbo Natale.
L’arrivo dell’elfo necessita di una preparazione. I genitori raccontano ai figli la sua storia e il suo ruolo di “spia”, esplicitando così le regole del gioco. I bambini devono vederlo come un elfo scout, un aiutante di Babbo Natale, da lui inviato per imparare cose su di loro. Durante il suo periodo di apprendistato assiste a quello che succede in casa, per poi riportarlo al proprio capo, ma è anche un gran birichino, che si diverte a fare un sacco di scherzi. Nella dinamica del gioco, l’elfo scout non è un semplice pupazzo, ma una creatura magica che di giorno finge di essere inanimata.
Un momento molto importante del gioco è il “battesimo” dell’elfo da parte del bambino. Dare il nome all’elfo è l’atto che porta all’adozione all’interno della famiglia. Solo così l’elfo può ricevere il dono della magia natalizia, necessaria per volare da e verso il Polo Nord. Dopo aver assegnato il nome, i genitori posizionano l’elfo su una mensola o sul ripiano di una libreria. Da lì svolgerà il suo compito di controllore, per poi fornire a Babbo Natale un resoconto completo su chi si è comportato bene e chi no.
La parte degli scherzetti è quella più amata dai bambini, che si divertono a trovare l’elfo dispettoso ogni mattina in un luogo diverso. Molto sta alla creatività e all’impegno dei genitori, che devono ingegnarsi per realizzare scenette sempre nuove e lasciare il pupazzo in posizioni buffe. Su internet si possono trovare idee in abbondanza, da cui farsi ispirare per la creazione degli scherzi. Anche i bambini più grandi, pur consapevoli che si tratta di una finzione e che sono i genitori a inventare situazioni comiche in cui è coinvolto l’elfo, stanno al gioco e lo apprezzano.
Una volta scoperto l’elfo e rimediato al suo scherzetto, spetta soltanto ai genitori prenderlo e posizionarlo nuovamente sulla mensola, dove passerà un’altra giornata a fare l’osservatore. Ai bambini, infatti, è vietato toccare l’elfo, perché ciò causerebbe la perdita della sua magia. Possono, però, andare a trovarlo ogni giorno, parlargli e magari affidargli un messaggio da riportare, nottetempo, a Babbo Natale.
La sera della vigilia è il momento dei saluti. I bambini possono finalmente toccarlo, abbracciarlo e baciarlo. L’indomani, insieme ai regali, troveranno una letterina di arrivederci all’anno successivo da parte dell’elfo. E capiranno che in fondo non è così male avere una spia in casa, se porta divertimento con un tocco di dolcezza nei giorni che precedono Natale.
Fonti consultate: Firenze Formato Famiglia, The Washington Post.
Foto: Michael Kappel da Flickr.
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